Il cardinale Müller: "Non ci è consentito secolarizzare il papato"

5. Mai 2025 in Italiano


"Preghiamo affinché lo Spirito Santo ci mostri la persona degna a cui Gesù dirà: 'Tu sei Pietro e su questa pietra…'" Omelia pochi giorni prima del conclave. Omelia di Gerhard Card. Müller


Vaticano (kath.net) kath.net documenta integralmente l'omelia sulla prossima elezione del papa tenuta di Gerhard Müller nella sua chiesa titolare Sant'Agnese in Agone (Roma) la terza domenica di Pasqua (4-5-2023) e ringrazia S.E. per la gentile concessione di ripubblicazione:

L’elezione del successore di S. Pietro, il principe degli apostoli, nel prossimo conclave, ci offre un’occasione per riflettere sulla missione della Chiesa. La Chiesa non è una organizzazione umana, ma il corpo di Cristo, che è il Figlio di Dio. Il Signore risorto disse agli apostoli: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi» (Gv 20, 21). Essi hanno predicato il vangelo, "affinché il mondo creda che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, credendo, abbia la vita nel suo nome" (cf. Gv 20, 31).

Nei discorsi di addio pronunciati da Gesù nel periodo in cui si avvicinava la sua Passione, Egli risponde alla richiesta dell’apostolo Filippo; «Signore, mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). E con questa risposta, Egli ci conduce al centro della nostra fede. Dopo che Gesù aveva detto: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto» (Gv 14,7), Filippo si chiese come fosse possibile vedere Dio, che «abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo» (1Tm 6,16). E la risposta di Gesù fu: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9).

E noi riconosciamo tutto questo quando guardiamo Gesù negli occhi, offrendoci senza malizia al suo sguardo. Dio ci abbraccia con la sua infinita misericordia e il suo amore è così grande che Egli non solo muore per noi, ma come noi. Ha portato il peso dei nostri peccati fino alla morte sulla Croce e li ha portati persino nella tomba. La morte non ha più potere su Gesù e su di noi, che formiamo un solo corpo con Cristo. È questo il Credo della Chiesa, che Paolo consegnò ai Corinzi così come egli stesso lo aveva ricevuto: Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e fu sepolto ed è risorto il terzo giorno secondo le Scritture ed è apparso a Cefa (= Pietro) e quindi ai Dodici (cf. 1Cor 15,3-5). Quindi, nella testimonianza originaria della risurrezione (1 Cor 15,3-5), Pietro insieme con il collegio degli apostoli è il garante centrale dell’identità di Gesù della storia e del Cristo pasquale della fede.

Nelle apparizioni del Signore risorto, Gesù dà a lui e agli altri apostoli la prova che Egli vive con Dio e che è tornato al Padre. Egli non ha deposto la sua natura umana, ma vivrà per sempre, Verbo fatto carne, con il suo Corpo glorificato in comunione con il Padre e lo Spirito Santo. Egli è il Capo del corpo che è la Chiesa. E la chiesa del Dio uno e trino è in Cristi il sacramento universale della salvezza del mondo.

Costituendo per sempre la Sua Chiesa come universale sacramento di salvezza del mondo in Cristo, Dio ha voluto anche la continuazione del ministero apostolico dei vescovi e in particolare del Romano Pontefice. Il Papa esercita il ministero Petrino unendo tutti i vescovi e i fedeli nella professione di fede in Cristo, Figlio del Dio vivente. E Gesù, nel Cenacolo, prima della Passione, diede a Pietro il compito di confermare la fede dei fratelli. E infine, il Signore risorto affida a Pietro l'ufficio del pastore universale.

Davanti del sinedrio storico, vuol dire davanti tutte le autorità religiosi e civile e anticristiane del mondo per tutti i tempi, “Pietro, colmato di Spirito Santo confessa nel nome di Gesù il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti”: “Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventato la pietra angolare. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati.” (Atti 4, 11f).

Dobbiamo ricordarci che il principale compito dei cardinali nel conclave non è quello di eleggere un continuatore delle idee private di qualsiasi papa precedente, ma il futuro successore di Pietro, che è il principio e il fondamento visibile e perpetuo dell'unità della Chiesa nella verità rivelata.

Per tutti deve essere molto chiaro che la continuità nei 266 pontificati successivi fino ad oggi consiste nell'adempimento della missione che il Signore affidò per primo a Simone come una figura storica, costituendo in lui per sempre Pietro, vuol dire il ministero Petrino. E così Cristo, il Capo stesso della Chiesa, definisce cosa un Papa dovrebbe essere e fare. Non ci è consentito secolarizzare il papato modellandolo sulla base degli stereotipi politici e mediatici.

Il Concilio Vaticano II afferma nella Costituzione dogmatica sulla chiesa "Lumen Gentium” che secondo la fede cattolica e apostolica, il vescovo Romano sulla sua cattedra “è il successore di Pietro, è il Vicario di Cristo ed è il capo visibile di tutta la Chiesa,” che, insieme ai vescovi, "governa la casa del Dio vivente". (LG 18).

Questa definizione del ministero Petrino perpetuo da parte di Cristo stesso e la sua interpretazione dogmatica da parte del supremo magistero di due ultimi concili ecumenici sono considerate la linea guida più importante da osservare fedelmente nell'elezione papale a cui i cardinali della santa chiesa Romana si preparano.

Preghiamo affinché lo Spirito Santo ci mostri la persona degna a cui Gesù dirà: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli." (Mt 16,18). Amen.

Foto d'archivio del cardinale Müller © kath.net


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